COMINCIA A NEVICARE Siamo tutti in casa? domand mio padre, rientrando una sera sul tardi, tutto intabarrato e col suo fazzoletto di seta nera al collo. E dopo un rapido sguardo intorno si volse a chiudere la porta col paletto e con la stanga, quasi fuori savanzasse una torma di ladri o di lupi. Noi bambine gli si salt intorno curiose e spaurite. Che cՏ, che cՏ? CՏ che comincia a nevicare e ne avremo per tutta la notte e parecchi giorni ancora: il cielo sembra il petto di un colombo. Bene disse la piccola nonna soddisfatta. Cos crederete a quello che raccontavo poco fa.Poco fa la piccola nonna, che per la sua statura e il suo viso roseo rassomigliava a noi bambine, ed era pi innocente e buona di noi, raccontava per la millesima volta che un anno, quando anche lei era davvero bambina (nel mille, diceva il fratellino studente, gi scettico e poco rispettoso della santa vecchiaia), una lunga nevicata aveva sepolto e quasi distrutto il paese. Quattordici giorni e quattordici notti nevic di continuo, senza un attimo dinterruzione. Nei primi giorni i giovani e anche le donne pi audaci uscivano di casa a cavallo e calpestavano la neve nelle strade; e i servi praticavano qualche viottolo in mezzo a quelle montagne bianche cherano diventati gli orti ed i prati. Ma poi ci si rinchiuse tutti in casa, pi che per la neve, per limpressione che si trattasse di un avvenimento misterioso; un castigo divino. Si cominci a credere che la nevicata durasse in eterno, e ci seppellisse tutti, entro le nostre case delle quali da un momento allaltro si aspettava il crollo. Peccati da scontare ne avevamo tutti, anche i bambini che non rispettavano i vecchi (questa per te, signorino studente); e tutti si aveva anche paura di morire di fame. Potevate mangiare i teneri bambini, come nel mille insiste lo studentello sfacciato. Va via, ti compatisco perch sei nellet ingrata, dice il babbo, che trova sempre una scusa per perdonare, ma con queste cose qui non si scherza. Vedrai che fior di nevicata avremo adesso. Eppoi senti sentiDimprovviso saliva dalla valle un muggito di vento che riempiva laria di terrore: e noi bambine ci raccogliemmo intorno al babbo come per nasconderci sotto le ali del suo tabarro. Ho dimenticato una cosa: bisogna che vada fuori un momento egli dice frugandosi in tasca. Vado io, babbo grida imperterrito il ragazzo; ma la mamma, bianca in viso, ferma tutti con un gesto. No, no, per carit, adesso! Eppure necessario insiste il babbo preoccupato. Ho dimenticato di comprare il tabacco.Allora la mamma si rischiara in viso e va a cercare qualche cosa nellarmadio. Domani SantAntonio; la tua festa, ed io avevo pensato di regalartiGli presenta una borsa piena di tabacco, ed egli sinchina, ringrazia, dice che la gradisce come se fosse piena doro; intanto si lascia togliere dalle spalle il tabarro e siede a tavola per cenare.La cena non come al solito, movimentata e turbata da incidenti quasi sempre provocati dallirrequietudine dei commensali pi piccoli; tutti si sta fermi, quieti, intenti alle voci di fuori. Ma quando cՏ questo gran vento, dice la nonna la nevicata non pu essere lunga. Quella voltaEd ecco che ricomincia a raccontare; ed i particolari terribili di quella volta aumentano la nostra ansia, che in fondo per ha qualche cosa di piacevole. Pare di ascoltare una fiaba che da un momento allaltro pu mutarsi in realt.Quello che sopratutto ci preoccupa di sapere se abbiamo abbastanza per vivere, nei giorni di clausura che si preparano. Il peggio per il latte: con questo tempo non facile averlo.Ma la mamma dice che ha una grossa scatola di cacao: e la notizia fa sghignazzare di gioia il ragazzo, che odia il latte. Gli altri bambini non osano imitarlo; ma non si afferma che la notizia sia sgradita. Anche perch si sa che oltre il cacao esiste una misteriosa riserva di cioccolata e, in caso di estrema necessit, cՏ anche un vaso di miele.Delle altre cose necessarie alla vita non cՏ da preoccuparsi. Di olio e vino, formaggio e farina, salumi e patate, e altre provviste, la cantina e la dispensa sono rigurgitanti. E carbone e legna non mancano. Eravamo ricchi, allora, e non lo sapevamo. E adesso dice nostro padre, alzandosi da tavola per prendere il suo posto accanto al fuoco vi voglio raccontare la storia di Giaff.Allora vi fu una vera battaglia per accaparrarsi il posto pi vicino a lui: e persino la voce del vento si tacque, per lasciarci ascoltare meglio. Ma la nonnina, allarmata dal silenzio di fuori, and a guardare dalla finestra di cucina, e disse con inquietudine e piacere: Questa volta mi pare che sia proprio come quellaltra.Tutta la notte nevic, e il mondo, come una grande nave che fa acqua, parve sommergersi piano piano in questo mare bianco. A noi pareva di essere entro la grande nave: si andava gi, nei brutti sogni, sepolti a poco a poco, pieni di paura ma pure cullati dalla speranza in Dio.E la mattina dopo, il buon Dio fece splendere un meraviglioso sole dinverno sulla terra candida, ove i fusti dei pioppi parevano davvero gli alberi di una nave pavesata di bianco.